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Attualità lunedì 04 maggio 2020 ore 12:25

In Toscana nuovi contagi ridotti del 70%

A due mesi dalle prime restrizioni, l'epidemia sta rallentando molto di più rispetto alla media Italiana. Ma ci vogliono 28 giorni per guarire



FIRENZE — Il numero di nuovi contagi registrati ogni giorno in Toscana è ancora altalenante ma già da un po' è sempre rimasto sotto quota 80 a fronte di una media di almeno 3.500 tamponi in 24 ore. Insomma, a quasi due mesi dai primi provvedimenti di restrizione contro il Covid-19, l'epidemia sta frenando parecchio, più della media nazionale: rispetto ad un mese fa, nella nostra regione i nuovi casi si sono ridotti del 70% a fronte di una riduzione in Italia del 50%

A dirlo è l'ultima analisi effettuata dall'Agenzia regionale di Sanità (Ars).

L'INDICE R0 AL DI SOTTO DI 1

La chiusura delle attività non essenziali e le limitazioni degli spostamenti dei cittadini hanno limitato il diffondersi del virus, in particolare riducendo il valore di R0, ovvero il numero medio di persone che ciascun contagiato è in grado di infettare, che è tornato stabilmente sotto a 1 a partire dal 10 aprile.

Considerando che oggi è iniziata la fase 2 dell'emergenza, con la riapertura delle industrie manifatturiere e almeno 200mila persone in più in circolazione, da oggi sarà fondamentale tenere sotto controllo anche l'indice R0 calcolato provincia per provincia: anche perchè la situazione è sempre più differenziata e negli ultimi 10 giorni è stata rilevata una concentrazione  di casi in provincia di Firenze, dove è emersa oltre la metà dei positivi totali.

LE GUARIGIONI

E’ salito, fortemente, il numero delle persone guarite. Al tre maggio erano quasi 3.400 (il 35% della casistica totale) e di queste più del 60% si è completamente negativizzato. L’aumento dei guariti è salito otto volte rispetto alla media italiana nell’ultimo mese.

IL CALO DEI RICOVERI

Il trend dei ricoveri è sicuramente il dato più confortante in ottica di riapertura: dal 3 di aprile, giorno in cui si trovavano 1.427 persone ricoverate nei reparti Covid, siamo arrivati ieri al numero di 625. Soprattutto le persone ricoverate in terapia intensiva sono più che dimezzate nello stesso periodo (da 297 a 112). Prendendo a riferimento l’ultima settimana di marzo come data indicativa a partire dalla quale si stima che le misure di contenimento abbiano cominciato ad avere effetto, si è osservata per i ricoveri totali una riduzione media di più del 45% in Toscana a fronte del 30% in Italia, e di quasi il 50% per le terapie intensive (in Toscana come in Italia).

Focalizzando l’attenzione sui posti letto di terapia intensiva, la percentuale dei letti occupati rispetto alla capienza massima è attualmente circa del 25%. Il sistema ospedaliero sembra aver gestito l’ondata di ricoveri di fine marzo inizio aprile in modo efficiente.

L'EVOLUZIONE DEL CONTAGIO

Sempre in ottica riapertura è bene concentrare l’attenzione sulle caratteristiche dei casi: come sono cambiate nel tempo, come si è evoluto il loro stato clinico e quali siano stati i principali luoghi di contagio?

La piattaforma dell’Istituto superiore di sanità, alimentata dai Dipartimenti di Prevenzione delle tre Asl toscane, ad oggi annovera quasi il 90% delle schede dei casi.

L’età mediana dei casi in Toscanaè di 60 anni (61 negli uomini e 59 nelle donne), coerente con il valore nazionale di 62 anni. 

In generale, la fascia di età in cui si osserva la maggior parte dei casi è quella dei 50-59enni (19,8% dei casi di SARS-CoV-2), seguita da quella dei 60-69enni (15,0% dei casi), e quindi da quella dei degli 80-89enni (14,7%). 

Nella fascia di età 0-19 è stato rilevato appena il 3,1% dei casi totali, solo nell’1,3% si è trattato di bambini sotto i 10 anni. 

Per quanto riguarda il genere, sotto i 60 anni la prevalenza dell’infezione è lievemente maggiore nelle donne, tra i 60 e i 79 anni ci sono più casi tra gli uomini e dopo gli 80 anni nuovamente tra le donne.

SEMPRE MENO CASI GRAVI, SEMPRE PIU' SINTOMI LIEVI

Ma è dall’evoluzione dello stato clinico della casistica che si recuperano le informazioni più interessanti, le stesse informazioni che andranno monitorate in futuro.

La figura qui sotto riporta l’andamento dello stato clinico alla data di effettuazione dei tamponi, ripartito per settimane: la strategia adottata dalla Regione Toscana di ampliare il numero di tamponi e l’effettivo andamento dell’epidemia ha fatto emergere nel primo mese (febbraio-marzo) i casi più gravi, mentre a partire dall’inizio di aprile sono stati sempre più intercettate persone con sintomi lievi. I casi severi e critici sono passati dal 46,4% della prima settimana al 16,7% dell’ultima del periodo considerato, mentre i totalmente asintomatici dal 6,3% al 61,5% nello stesso periodo.


I TEMPI DI GUARIGIONE

Nella fase attuale sono i servizi territoriali quelli maggiormente impegnati su persone infettate dal virus ma con sintomi lievi che hanno bisogno di essere isolate velocemente e controllate periodicamente. 

I tempi di guarigione continuano ad essere piuttosto lunghi: sono di 28 giorni in media totale dalla comparsa dei sintomi, con poche variazioni tra i vari stati clinici (dal lieve al severo). 

E’ in questo senso che va letta la lenta discesa del numero di persone in isolamento domiciliare, che hanno cominciato a scendere decisamente solo nelle ultime due settimane.

I LUOGHI DI CONTAGIO

Nella figura qui sotto, incentrata sui luoghi più frequenti del contagio ripartiti sempre per settimana, è evidente l’emersione dei casi  nelle residenze sanitarie assistite (Rsa) e tra gli operatori sanitari come conseguenza dell'incremento di tamponi in questi luoghi disposto dalla Regione.

L’estensione progressiva dei tamponi a cui poi si sono aggiunti i test sierologici sembra quindi aver influenzato sia sull'aumento del numero di casi che della loro gravità: all’inizio dell’epidemia venivano individuati quasi esclusivamente i casi più gravi nella popolazione generale; poi i nuovi contagiati sono stati individuati progressivamente ha nei luoghi messi al centro delle strategie di screening di Regione Toscana (RSA e tra operatori sanitari), individuando anche casi spesso asintomatici o con sintomi lievi.

Le province con un maggior numero di residenze sanitarie assistite presenti sul territorio sembrano essere quelle maggiormente colpite dal contagio.

I DECEDUTI

Sono 872 i deceduti dall’inizio dell’epidemia cosi ripartiti, di cui 8 residenti fuori regione. 

Il tasso grezzo di mortalità toscano (numero di deceduti / popolazione residente) per Covid-19 è di 23,4x 100.000 residenti contro il 47,6X100.000 della media italiana (nella relativa classifica la Toscana è la 12esima regione).

I tassi provinciali rispecchiano le aree geografiche dove l'epidemia ha cokpito di piùà: la provincia di Massa e Carrara è quella in cui il tasso è più alto, seguita da Lucca e Firenze. Come per il numero di positivi, sono i territori delle province a Sud della Toscana (Siena, Arezzo e Grosseto) ad avere i tassi di mortalità più contenuti.

L’analisi per genere conferma una maggior letalità per il genere maschile: considerando solo i pazienti deceduti per i quali è nota l’età al momento del decesso, a fronte di un dato complessivo del 7,4%, la letalità dei maschi è quasi doppia rispetto alle femmine (9,8% nei maschi e 5,4% nelle femmine). 

Le donne decedute per covid-19 hanno un’età al decesso più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 86 - uomini 81). 

Sui soggetti deceduti per COVID-19, almeno un'altra patologiaà era presente in quasi il 70% dei casi; quasi il 45% aveva tre o più malattie croniche concomitanti, ed un quarto ne aveva almeno due. 

Le patologie concomitanti prevalenti sono il diabete mellito, le malattie cardiovascolari e le respiratorie croniche.

IL COMMENTO

“Nella fase 2 dovremo fare tesoro delle informazioni che sono state raccolte fino ad oggi ed implementare sistemi che favoriscano la raccolta puntuale delle caratteristiche individuali, famigliari e di contesto dei nuovi casi - SPIEGA osserva Fabio Voller, coordinatore dell'Osservatorio di epidemiologia - Queste stesse caratteristiche andranno poi stratificate per le popolazioni a maggior rischio, come le persone anziane con patologie croniche su cui dovremo concentrare probabilmente gli interventi di risposta al bisogno assistenziale”.


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