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Attualità giovedì 30 marzo 2017 ore 18:00

Raddoppio dei dazi, perdite Piaggio allo 0,5

Dopo il crollo mattutino il titolo ha limitato le perdite. L'Associazione Motociclisti Americani già due volte ha sventato la stessa misura



PONTEDERA — L'aumento dei dazi doganali paventato dal governo Trump ha creato non pochi problemi al mercato azionario. Il titolo di Piaggio è sceso questa mattina di tre punti percentuali. La multinazionale ha chiuso le contrattazioni a meno 0,5 per cento riducendo così le perdite.

La possibilità di un inasprimento del sistema protezionistico da parte del governo, in risposta alla messa al bando in Europa della carne di bovino trattata con ormoni, ha suscitato reazioni a 360 gradi. L'Unione Europea ha fatto sapere che la situazione è monitorata costantemente e che c'è attesa per la nomina del nuovo rappresentante Usa al commercio. A chiedere una forte presa di posizione dell'Ue era stato questa mattina il sindaco di Pontedera Simone Millozzi.

Come potrebbe influire il raddoppio dei dazi sullo stabilimento di Pontedera? E' una domanda a cui è difficile rispondere perché la Piaggio ha subito minimizzato il problema dichiarando che l'export verso il paese a stelle e strisce non supera il 5 per cento dell'export totale. Di certo la notizia non ha fatto piacere ai rappresentanti delle rsu sindacali. Simone Bagnoli, rsu Fiom, ha spiegato che "Colaninno aveva anticipato il possibile rialzo dei dazi già in un incontro di due mesi fa". Tuttavia, secondo l'esponente Fiom il problema è generale perché "negli ultimi dieci anni c'è stato un calo della produzione del 50 per cento per via della crisi". 

A dare una mano concreta alla Piaggio ma anche ad altri produttori europei delle due ruote come Aprilia, Bmw e Ducati potrebbe essere l'Associazione Motociclisti Americani. Il presidente di Ama Rob Dingman ha fatto sapere che da tempo la sua associazione è schierata contro il rialzo dei dazi proposto dall'ufficio del Us Trade Representative. Ama è pronta a dare battaglia e i suoi iscritti hanno inviato al Congresso americano più di diecimila email di protesta, altri diecimila commenti negativi sono arrivati all'Us Trade Representative e cinquemila messaggi sono stati inviati direttamente a Donald Trump. In pratica 25mila no al rialzo dei dazi sulle due ruote prodotte in Europa e di cilindrata tra 51 e 500.  

Dingman ha spiegato che la stessa misura era stata già proposta nel 1998 e nel 2008 ma entrambe le volte gli iscritti di Ama, con le loro proteste, erano riusciti a bloccarla. Il rappresentante di commercio degli Stati Uniti nel 2008 spostò le sue mire protezionistiche dalle moto ad altri prodotti alimentari.


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