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Politica martedì 17 settembre 2019 ore 09:35

Matteo Renzi lascia il Pd, chi lo segue e chi no

Dopo settimane di fibrillazioni, l'ex premier ufficializza l'addio. Con lui Boschi e Bonifazi mentre Lotti, Nardella e Marcucci restano fra i dem



ROMA — L'ufficializzazione era prevista in occasione della prossima Leopolda, in programma dal 18 al 20 ottobre a Firenze. Per fortuna è arrivata un mese prima, risparmiando fiumi di parole e di illazioni a commentatori e giornalisti. Insomma, l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi lascia il Partito democratico guidato da Nicola Zingaretti per fondare un 'suo' partito che, forse, si chiamerà Italia del sì

"Non ho un problema personale con Zingaretti - ha dichiarato Renzi al quotidiano La Repubblica - Qui c'è un fatto politico. Il Pd nasce come grande intuizione di un partito all'americana capace di riconoscersi in un leader carismatico e fondato sulle primarie. Chi ha tentato di interpretare questo ruolo è stato sconfitto dal fuoco amico. Oggi il Pd è un insieme di correnti. E temo che non sarà in grado da solo di rispondere alle aggressioni di Salvini e alla difficile convivenza con i 5Stelle". 

Renzi ha spiegato che i gruppi autonomi del suo movimento nasceranno in Parlamento già da questa settimana, anche se per adesso  la certezza c'è solo per la Camera mentre al Senato potrebbe essere più complicato: per regolamento non si possono formare gruppi aderenti a simboli politici che non hanno partecipato alle elezioni, quindo, almeno inizialmente, Renzi & C. confluiranno nel gruppo misto. Comunque l'ex premier e i suoi parlamentari sosterranno il governo Conte bis.

"Per il governo si allargherà la base del consenso parlamentare, l'ho detto anche a Conte - ha detto Renzi a Repubblica - Dunque l'operazione è un bene per tutti. Ma questa è solo la punta dell'iceberg. Il ragionamento è più ampio e sarà nel Paese, non solo nei palazzi".

Ma chi seguirà Matteo Renzi nella sua nuova avventura politica? Per ora Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi, Ivan Scalfarotto, Roberto Giachetti, la ministra Teresa Bellanova, in tutto una trentina di fra deputati e senatori a cui si aggiungeranno, forse, l'europarlamentare Nicola Danti, Pierferdinando Casini, ora nel gruppo Autonomie, e Riccardo Nencini del Partito socialista che però ha precisato di doverne ancora parlare con i suoi, anche perchè potrebbe essere proprio lui a fornire al gruppo di fuoriusciti renziani in Senato il simbolo indspensabile per costituire un gruppo autonomo.

Chi resta nel Pd? Fra i renziani toscani per ora hanno dichiarato che rimarranno nel partitone la segretaria del partito ed europarlamentare Simona Bonafè, il sindaco di Firenze Dario Nardella, l'ex braccio destro di Renzi Luca Lotti, il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, il senatore Dario Parrini, il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, il consigliere regionale Antonio Mazzeo, il capogruppo del Pd in Regione Leonardo Marras.

Il presidente della Regione Enrico Rossi invece, che nel 2017 lasciò il Pd per fondare Art.1 Uno-Mdp e poi, alla luce del fallimento politico di quell'operazione, pochi mesi fa è tornato fra i dem, ha invece commentato su Facebook: "Renzi dice che lascia il Pd. Anche se lo considero un errore, è una scelta che rispetto e mi auguro che non lasci spazio a invettive, conflitti e attacchi personali. Credo che per lui e per gli altri sia una scelta sofferta, frutto di un vero travaglio politico e personale". 

"Per quanto mi riguarda ho già fatto autocritica sulle mie scelte passate ma ricordo quanto sono state brucianti le accuse di 'fuoriuscito' e 'traditore' - continua Rossi - Ora vorrei che verso chi prende altre strade ci fosse rispetto, senza il quale non si potrà costruire un grande schieramento di centrosinistra di cui l'Italia ha bisogno".


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