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Cronaca lunedì 10 aprile 2017 ore 17:03

Consip, carabiniere del Noe indagato per falso

La procura lo accusa di aver attribuito all'imprenditore Romeo una frase su un incontro con Tiziano Renzi. E invece a pronunciarla non è stato lui



ROMA — Viene meno un elemento ritenuto a suo tempo importante per provare che sia mai avvenuto un incontro fra l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, in carcere per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti della Consip, la centrale acquisti dello Ministero dell'economia, e Tiziano Renzi, padre dell'ex premier, a sua volta indagato nella stessa inchiesta insieme all'amico Carlo Russo per traffico di influenze illecite.

La procura di Roma, titolare delle indagini insieme a quella di Napoli, ha indagato per falso materiale e ideologico il capitano del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri Gianpaolo Scafarto, uno dei carabinieri impegnati a recuperare in una discarica romana alcuni appunti scritti da Romeo e poi da lui stesso gettati nella spazzatura.

Il capitano avrebbe disposto a suo tempo un'informativa nella quale accreditava il coinvolgimento nella vicenda di personaggi appartenenti ai servizi segreti, omettendo informazioni utili alle indagini. 

Sempre Scafarto avrebbe attribuito nell'informativa a Romeo la frase: "...Renzi, l'ultima volta che l'ho incontrato" pronunciata al telefono e intercettata durante le indagini. Secondo Scafarto, la frase avrebbe dimostrato che Tiziano Renzi e Romeo si sarebbero effettivamente incontrati, "inchiodando il padre dell'ex premier alle sue responsabilità". Invece i pm hanno poi verificato che quelle parole sono state pronunciate dall'ex parlamentare di Alleanza Nazionale Italo Bocchino, consulente di Romeo. 

La circostanza dell'incontro è stata però riferita anche da un altro teste dell'inchiesta, Alfredo Mazzei, ascoltato dagli inquirenti il 2 gennaio 2017. Romeo invece ha sempre negato di aver conosciuto Tiziano Renzi.

I pm titolari delle indagini oggi hanno interrogato Scafarto che si è avvalso della facoltà di non rispondere. "La scelta di non rispondere alle domande dei pm rientra nella mia strategia difensiva - ha poi spiegato il suo avvocato, Giovanni Annunziata - Ho l'esigenza di conoscere gli atti dell'indagine nella loro completezza. Quando avrò il quadro chiaro, chiederò alla procura di convocare il mio assistito per essere interrogato. Il mio assistito ha lavorato quasi un anno a questo procedimento, redigendo quasi tutte le informative. Appena sarò pronto chiederà ai pm di convocarc per affrontare tutte le contestazioni che ci vengono mosse".

Il 4 marzo scorso aveva destato clamore la decisione della procura di Roma di sollevare dalle investigazioni sulla Consip proprio il Noe di Napoli. E del resto fughe di notizie e rivelazioni costellano l'inchiesta da mesi. Senza contare che proprio la rivelazione del segreto d'ufficio è il reato contestato anche al ministro Luca Lotti (insieme al favoreggiamento) e ai generali dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia e Tullio Del Sette. I tre sono accusati di aver avvisato l'amministratore delegato di Consip Luigi Marroni dell'esistenza di un'inchiesta sugli appalti (vedi articoli collegati). Marroni è a sua volta considerato un teste chiave.

"E' molto strano quello che sta avvenendo ma ho totale fiducia nella magistratura - ha commentato Matteo Renzi intervistato da Bruno Vespa a Porta a Porta - Non abbiamo nulla da nascondere".


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