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Attualità martedì 25 ottobre 2016 ore 13:30

Il grano è morto

Protesta degli agricoltori con il funerale del grano al casello Valdichiana della A1. In oltre 500 persone per chiedere la tracciabilità del frumento



SINALUNGA — Con il funerale del grano, con tanto di marcia, carro funebre e bara, gli agricoltori hanno decretato la morte del frumento italiano. Oltre 500 agricoltori con trattori e mezzi agricoli al motto del 'grano è morto' si sono dati appuntamento al Casello A1 Valdichiana Bettolle per la manifestazione promossa da Confagricoltura, Cia, Apima e Cooperative per chiedere norme e leggi per difendere le aziende che vivono con il grano.

“E’ un grido di allarme contro una situazione che rischia di mettere in ginocchio i produttori locali, già fortemente indebitati, con conseguenze disastrose per l’economia nazionale - spiega il direttore di Confagricoltura Arezzo, Gianluca Ghini - Il nostro grano subisce senza alcuna difesa i colpi di una speculazione e di una concorrenza spietate”. 

Tutta la filiera di grano e pasta, secondo Confagricoltura, può essere italiana. “Lo spazio per una produzione 100 per cento italiana c’è - continua Ghini - ma è necessario che l’attestazione di origine sia chiara in ogni singolo passaggio, dal campo allo scaffale, con indicazione obbligatoria sulle confezioni di pasta”. Un cambiamento apprezzato dall’industria molitoria e che potrebbe diventare conveniente anche per i pastifici, se il prodotto totalmente made in Italy fosse poi valorizzato adeguatamente dalla grande distribuzione.

I numeri Istat e di Confagricoltura fotografano la realtà italiana. A fronte di una produzione nazionale di 4 milioni di tonnellate di grano duro, gli italiani ne consumano 3 tonnellate e le importazioni sono di 2,5 milioni. Invece le esportazioni, di granella e prodotti trasformati come la pasta, ammontano a 3,5 milioni di tonnellate. Altro discorso per il grano tenero, l’Italia ne consuma 7,3 milioni di tonnellate e la produzione è di 3 milioni. 4,5 milioni di tonnellate importate contro l'export di appena 200mila tonnellate.

Gli agricoltori chiedono misure concrete come la tracciabilità, la filiera corta e l’indicazione di origine del prodotto. Richieste contenute in un documento che è stato consegnato agli amministratori locali e regionali, oltre che a Governo e Parlamento.

Le associazioni chiedono che siano incentivati gli accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa ridistribuzione del valore del prodotto finito, con prezzi minimi garantiti da contratti di coltivazione. Messa a punto di strumenti di salvaguardia del reddito e strumenti di incentivazione delle filiere per sostenere la nostra cerealicoltura.

Prevedere una campagna di promozione e valorizzazione della pasta italiana nel mondo che trova oggi una concorrenza impensabile fino a soli pochi anni fa; valorizzando la filiera italiana.

Garantire la completa tracciabilità del prodotto tramite l'indicazione dell'origine del frumento in etichetta per pane, pasta e biscotti.

Rendere obbligatoria e non facoltativa la comunicazione delle scorte da parte degli operatori commerciali ed industriali in modo da avere dati oggettivi e verificabili, rendere più trasparente la valutazione di mercato ed approntare un bilancio previsionale affidabile della nuova campagna di commercializzazione.

Alla giornata di mobilitazione erano presenti tutti i sindaci e i rappresentanti dei comuni della Valdichiana senese e aretina, assessori e consiglieri del Comune di Arezzo, il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna, il consigliere regionale Pd Stefano Scaramelli, il consigliere regionale della Lega Nord Marco Casucci Lega Nord ed esponenti di Fratelli d'Italia.


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