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Attualità giovedì 09 luglio 2015 ore 15:45

I ragazzi di Rondine verso il Nobel per la Pace

La vicepresidente della camera Sereni ha candidato l'associazione che insegna a giovani provenienti da Paesi in conflitto tra loro a vivere insieme



ROMA — La candidatura è stata accettata e così i ragazzi dell'associazione Rondine, che ospita per due anni nel borgo alle porte di Arezzo i giovani che provengono da paesi in conflitto tra loro, correrà per il Nobel per la Pace 2015.

A proporre la loro candidatura è stata la vicepresidente della Camera Marina Sereni

"Ho incontrato per la prima volta l'Associazione Rondine - ha raccontato Marina Sereni - nel 2013 e sono rimasta molto colpita dalle parole dei ragazzi. Mi venne la curiosità di conoscere più da vicino questa esperienza e decisi di andare a visitare Rondine. La scintilla che avevo sentito nel primo incontro era giusta: Rondine Cittadella della Pace è un luogo straordinario, dove è possibile vivere un'esperienza profonda e semplice al tempo stesso. I ragazzi e le ragazze di Rondine nella convivenza, nel quotidiano, sperimentano che non è possibile rimuovere i conflitti ma che invece è possibile affrontarli e gestirli, cercando di cogliere le ragioni dell'altro attraverso gli strumenti del dialogo e della diplomazia dal basso. Questi giovani sono il futuro, saranno i leader di domani".

"Una notizia che riempie d'orgoglio il mio cuore di aretina e di cittadina italiana che crede nella forza della pace per una libera convivenza dei popoli - ha commentato la capogruppo Pd in commissione Bicamerale infanzia e adolescenza al Senato, Donella Mattesini - Rondine è un'associazione che nasce nel 1995 ospitata in un antico borgo nella provincia di Arezzo per promuovere attraverso un percorso molto particolare la pace tra i popoli. L'associazione seleziona nei paesi dove sono in corso conflitti, ad esempio la guerra israelo-palestinese, dei giovanissimi studenti o giovani ragazze/i che rappresentano le due parti in conflitto, li accoglie nella comunità, garantisce il proseguimento del corso di studi, in una convivenza che imparano stando nella stessa comunità. Al termine del percorso formativo i ragazzi tornano nei paesi di provenienza e ne formano una nuova e diversa classe dirigente, promotori di pace e testimoni di una convivenza possibile".


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