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Attualità venerdì 01 luglio 2016 ore 15:30

Rivolte cinesi, la Regione inasprisce i controlli

Servizio di Anna Dainelli

Lo ha ribadito il presidente Rossi a seguito degli scontri accaduti nella zona industriale dell'Osmannoro: "Lottiamo contro illegalità ed evasione"



FIRENZE — Non si fermeranno, ma anzi si faranno più decisi, i controlli da parte della Regione nelle aziende cinesi. Lo ha ribadito lo stesso presidente Enrico Rossi dopo le rivolte e le proteste che hanno fatto seguito agli scontri accaduti nell'area industriale dell'Osmannoro a seguito di un normale controllo degli ispettori delle Asl e delle forze dell'ordine che ha portato anche all'arresto del titolare della ditta e di un connazionale.

Quello che Rossi non tollera è una zona extraterritorriale al di sopra della legge, dominata lavoro in nero e l'evasione fiscale.

Legge dalla quale però, la comunità cinese non si sentirebbe abbastanza tutelata, come denuncia un giovane cittadino di seconda generazione presente alla protesta messa in atto nel pomeriggio di ieri davanti al consolato: "Noi non protestiamo per il controllo - ha spiegato Francesco, giovane studente di economia all'università -, ma per il fatto che non ci sentiamo protetti dalle forze dell'ordine, per le rapine in strada e i furti di materiali e strumenti di lavoro che subiamo".

Situazioni che il presidente Rossi si dice pronto ad ascoltare, accertare e denunciare, ma non accetta rivolte alle attività di controllo e ribadisce quanto la comunità cinese riceva dal territorio: "Penso all'assistenza sanitaria, la scuola, la protezione delle forze dell'ordine, l'università. Diritti dati incondizionatamente a tutti".

Servizi che la Regione, ha detta di Rossi, è pronta a garantire ancora, di pari passo però con la lotta sul piano della sicurezza che dopo l'incidente del 2013 a Prato costato la vita a sette persone, ha portato a scoprire 673 dormitori sugli oltre 5800 stabilimenti controllati, una manodopera a nero del 50 per cento e un giro di soldi illegali trasferiti dai distretti fiorentini e pratesi in Cina di circa 5 miliardi di euro.

Illegalità diffusa che il presidente Rossi chiede di contrastare anche al Ministero dell'economia e delle finanze con l'istituzione di una task force in supporto.


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