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Attualità mercoledì 23 novembre 2016 ore 12:40

"Il tirocinio non è schiavitù"

Presidio degli studenti di infermieristica sotto il Consiglio regionale contro la cancellazione degli assegni di studio per coloro che seguono i corsi



FIRENZE — Con lo slogan ''Il tirocinio non è schiavitù'', gli studenti dell'Udu, l'Unione degli universitari di Firenze, si sono ritrovato sotto il palazzo del Pegaso, dove era in corso la seduta del Consiglio regionale, per protestare contro l'eliminazione della cosiddetta Borsa degli infermieri, ovvero assegni di studio per coloro che seguono i corsi di infermieristica e svolgono tirocini gratuiti negli ospedali e strutture sanitarie. La cancellazione è stata decisa con una delibera della Giunta regionale.

Come hanno spiegato i manifestanti "gli studenti offrono un vero e proprio servizio alle aziende ospedaliere con un contributo del tutto minimo. L'assegno dovrebbe essere intorno ai 3-3,5 milioni di euro l'anno per circa 2.000 studenti che sono ogni giorno in ospedale a offrire il tirocinio gratuito e dà loro sostegno per le spese di mezzi pubblici, mense e parcheggi sostenute". 

"Questo contributo è stato invece cancellato del tutto senza nessuna spiegazione e giustificazione - hanno aggiunto gli studenti -. Abbiamo già incontrato nei mesi scorsi l'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi ma non abbiamo ricevuto riscontri. Quindi, abbiamo deciso di riportare nuovamente gli studenti sotto il Consiglio regionale per dimostrare che questa questione non si è risolta con un silenzio strisciante". 

Sul caso è intervenuto il consigliere regionale Stefano Scaramelli, che ha convocato gli studenti in maniera urgente in commissione sanità del consiglio regionale per il 30 novembre.

"Quando ci sono i giovani e, peraltro, persone che pongono una questione importante per il loro futuro è dovere delle istituzioni e di chi fa politica, ascoltarli - chiarisce Scaramelli -. Indipendentemente dalla possibilità o meno di risolvere questo problema mi voglio impegnare per portarli in commissione e per cercare di trovare un punto di incontro. Sono ragazzi che fanno più di 1.800 ore nei pressi ospedalieri, danno un servizio importante al nostro sistema sanitario".


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