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Attualità martedì 08 ottobre 2019 ore 18:45

Fecondazione, limite d'età più basso per le donne

Lo ha stabilito la Regione Toscana per poter accedere alla procreazione assistita a carico del servizio sanitario regionale



FIRENZE — La Regione Toscana ha modificato alcuni requisiti per l'accesso alla procreazione medicalmente assistita a carico del servizio sanitario regionale. In particolare ha ridotto da 46 a 43 anni il limite di età  per le donne che abbiano la necessità di sottoporsi alla fecondazione assistita omologa ed eterologa maschile, lasciando invece invariato a 46 anni il limite per la fecondazione eterologa femminile. Tra le Regioni, la Toscana è l'unica ad aver apportato questa modifica.

Cosa significa? E perché questa scelta della Toscana? I professionisti del Comitato strategico regionale per la rete sulla prevenzione e cura dell'infertilità hanno verificato che le possibilità di successo della procreazione medicalmente assistita omologa delle donne di oltre 43 anni sono estremamente rare, sottolineando le conseguenze negative, sul piano sia psicologico che fisico, di un'aspettativa di gravidanza che non viene soddisfatta e della necessità di sottoporsi a trattamenti farmacologici impegnativi. In sintesi, usare i propri ovuli dopo i 43 anni ha probabilità molto scarse che la fecondazione vada a buon fine. Quindi, sulla base di questo autorevole parere, e a garanzia dell'appropriatezza dell'offerta, la Toscana ha preferito porre il limite dei 43 anni. Mentre per la fecondazione eterologa femminile viene mantenuto il limite di 46 anni.

Viene inoltre definito a livello regionale un tempo di attesa massimo di 90 giorni per i residenti (inteso come il tempo prospettato all'utente al momento della prenotazione) per effettuare la prima visita per la procreazione medicalmente assistita. Nel caso in cui da parte del Centro di procreazione al quale si è rivolto l'utente non sia possibile assicurare la visita entro questo tempo massimo, l'Azienda dovrà attivare i "percorsi di tutela", in particolare con la ricerca presso altre strutture aziendali o private convenzionate o, nel caso in cui non sia possibile neppure in questo modo, attraverso il numero verde regionale che rientra nel Piano di governo regionale delle liste di attesa.


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