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Cronaca lunedì 27 marzo 2017 ore 14:44

Estradato in Italia il basista della rapina Geri

Il governo italiano ha ottenuto l'estradizione di Alexei Procopenco, l'ultimo componente della banda che picchiò l'imprenditore elbano Ugo Geri



PORTOFERRAIO — Una corsa ad ostacoli contro il tempo e contro le insidie della burocrazia internazionale conclusa sul filo di lana a pochi giorni dalla scadenza dei termini, così Alexei Procopenco, arrestato in Ucraina con l'accusa di essere il basista e l'organizzatore della rapina e del pestaggio di Ugo Geri, dal 23 marzo scorso è nuovamente sul suolo italiano ospite del carcere romano di Rebibbia.

Un intrigo internazionale che ha visto l'azione coordinata di Interpol, Ministero della Giustizia italiano e procura generale di Firenze sollecitati per oltre un anno dalla compagnia dei carabinieri di Portoferraio con lo scopo di far processare in Italia l'ultimo componente della banda che il 28 novembre 2012 aggredì e rapinò l'imprenditore elbano.

Il pomeriggio di quel giorno infatti tre uomini incappucciati si introdussero nell'abitazione di Geri a Pareti, nel comune di Capoliveri, e lo attesero dall'abituale passeggiata con il cane. Appena varcò la soglia di casa l'allora 66enne imprenditore, venne assalito con quella che gli inquirenti non esitano a definire una violenza inaudita che ha trovato pochi riscontri simili non solo all'Elba ma in Toscana.

Gli aggressori cercavano denaro che non trovarono e lasciarono Geri esamine in una pozza di sangue, con mani e piedi legate da fascette di plastica: 30 giorni di prognosi per lui per le ferite riportate più le ulteriori complicazioni che emersero in seguito. Quando rinvenne fu lo stesso Geri a chiamare i carabinieri e già dalle 18.30 cominciarono le ricerche della locale stazione di Capoliveri, coadiuvata dai colleghi di Portoferraio e del Nucleo Operativo Radiomobile.

Fu solo alle 4.40 del giorno dopo che l'Alfa 156 rossa sui cui viaggiavano i tre assalitori venne individuata e fermata al porto in procinto di imbarcarsi sulla prima nave della Toremar in partenza. Due uomini vennero bloccati subito, uno tentò di rifugiarsi nel rudere della centrale Enel poco distante e lì venne trovato poco dopo.

Durante la perquisizione i tre moldavi, Sergiu Gudima, Ionel Marius Neagu e Vlad Petrescu, vennero trovati in possesso di una pistola Makarov calibro 9 funzionante con 7 colpi nel caricatore e la matricola abrasa, un silenziatore artigianale, una pistola calibro 8 a salve con 47 colpi a disposizione, 460 euro in contanti e 27 orologi appartenenti alla collezione di Geri, tra cui 4 Rolex.

Arrestati e tradotti in carcere i tre mantenevano il silenzio fino a quando i Ris di Roma trovarono una traccia biologica che fissava la presenza di Gudima sul luogo del delitto. Aperta una crepa hanno cominciato a collaborare e, con l'accusa di rapina aggravata, lesioni aggravate, detenzione abusiva di arma clandestina e ricettazione, nell'ottobre 2015 vennero condannati definitivamente in Cassazione a 6 anni di detenzione e una multa di 1.333 euro ciascuno (in 1° grado, nell'ottobre 2013, la condanna fu di 9 anni e 2mila euro, poi ridotta in appello a 7 anni e 6 mesi).

Nel frattempo corre parallela la vicenda di Procopenco, ritenuto il basista grazie al legame con la moglie che nella casa di Geri faceva da collaboratrice domestica. Il 44enne muratore residente a Capoliveri scappò dall'Elba pochi giorni dopo la rapina e resta uccel di bosco fino al 24 gennaio 2014 quando venne rintracciato dall'Interpol a Minsk in Bielorussia. 

Scatta il conto alla rovescia perchè entro sei mesi deve giungere all'ambasciata di Kiev tutta la documentazione per l'estradizione dato che su Procopenco pende l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Livorno. Il termine scade il 23 giugno ma il faldone arriva sulla scrivania dell'ambasciatore due giorni dopo, Procopenco viene rilasciato ma è ancora latitante.

Quasi due anni esatti dopo, il 18 giugno 2016, l'Interpol lo rintraccia nuovamente a Odessa, sud dell'Ucraina. C'è tempo un anno per concludere l'estradizione e questa volta gli ingranaggi della giustizia girano più veloci: vengono coinvolti dall'Elba il sostituto procuratore di Livorno Fiorenza Marrara, il procuratore capo Ettore Squillace Greco, il sostituto procuratore generale di Firenze Giancarlo Ferrucci e l'Ufficio Rogatorie del Ministero della Giustizia e il 23 marzo il procedimento viene portato a termine.

Lo stesso giorno Procopenco viene prelevato dal carcere ucraino e atterra a Roma da dove, il 29 marzo verrà trasferito a Livorno. Lo attende infatti l'interrogatorio di garanzia che si inserirà nel processo già in corso per il quale era contumace. L'accusa per lui è la stessa formulata per gli altri tre componenti della banda con in più il traffico internazionale di stupefacenti per una fattispecie separata.

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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