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Attualità mercoledì 27 maggio 2020 ore 13:45

Decreto liquidità, tempi troppo lunghi per gli aiuti alle imprese

Oltre il 70% delle aziende ha utilizzato almeno uno degli strumenti governativi ma solo l'8% ha ottenuto i finanziamenti con garanzia statale



FIRENZE — Siamo alle solite: la politiche promette finanziamenti e contributi per fronteggiare le crisi economiche e poi la realtà trasforma gli annunci in una via crucis per aziende e piccoli imprenditori.

Il decreto Liquidità emanato dal governo per aiutare le imprese grandi e piccole a superare l'emergenza Covid è stato emanato l'8 Aprile e, secondo i dati raccolti dalla Cna, almeno il 70% delle aziende ha avviato le procedure per utilizzare almeno uno degli strumenti previsti. Ma, a distanza di un mese e mezzo,  solo l'8% delle imprese ha ricevuto gli aiuti richiesti e nel caso dei 25.000 euro garantiti al 100% dallo Stato la percentuale scende al 7%. E i più penalizzati sono proprio i titolari delle realtà produttive più piccole, quelle fino a 4 dipendenti.

"Va un po' meglio rispetto a qualche settimana fa ma si procede ancorta troppo a rilento" ha commentato il presidente di Cna metropolitana Giacomo Cioni.

Secondo un'indagine della Cna, le domande per il prestito da 25.000 euro sono un quarto del totale.

Oltre il 70% delle imprese ha fatto ricorso ad almeno uno degli strumenti messi in campo dal Governo per fronteggiare le esigenze di liquidità innescate dalla crisi provocata dal virus. E’ quanto emerge da una indagine svolta dalla CNA presso un campione di circa 7mila imprese di cui l’87% rappresentato da micro imprese (fino a 4 dipendenti).

La maggioranza (il 53%) ha presentato domanda per ottenere credito aggiuntivo grazie al potenziamento del Fondo di garanzia previsto da decreto liquidità, il 47,6% del campione ha fatto ricorso alla cosiddetta moratoria e solo poco più del 13% ha attivato lo strumento di rinegoziazione del debito contenuto sempre nel decreto liquidità.

Le misure varate dal Governo quindi hanno incontrato l’interesse del sistema produttivo. Più articolata invece la misurazione dell’efficienza degli strumenti a sostegno delle imprese. Nel complesso ha funzionato la moratoria sui prestiti, anche se il 25% delle domande presentate è ancora in lavorazione e il 30% del campione giudica eccessivi i tempi della procedura. Oltre il 90% considera la pratica semplice e senza oneri eccessivi.

Più ombre che luci, invece, sui finanziamenti con garanzia pubblica, anche per quelli inferiori a 25mila euro che avrebbero dovuto caratterizzarsi per l’estrema rapidità della procedura.

Le domande accolte sono intorno al 30% e il 65% è ancora in fase di lavorazione da parte degli istituti di credito. Per i nuovi finanziamenti superiori a 25mila euro solo il 14% ha completato la procedura mentre circa l’80% delle imprese è ancora in attesa. Il 59% considera troppo lunghi i tempi della pratica e per il 43% la documentazione richiesta è eccessiva.

Scarso interesse invece per la rinegoziazione del debito a causa soprattutto della complessità dell’operazione. Per il 40% del campione la documentazione richiesta dalle banche è eccessiva.

L’indagine mostra inoltre alcuni tratti della relazione tra banca e impresa. Difficoltà di approccio sono state riscontrate dal 34% delle imprese per le domande di nuovi finanziamenti, 22,5% per la moratoria e 38% per le operazioni di rinegoziazione. A causa delle restrizioni alla mobilità, il 60% delle pratiche per la moratoria è stato gestito online, il 56% per i nuovi finanziamenti mentre si scende al 37% per la rinegoziazione del debito che necessita di una relazione “più classica”.

I tempi per la gestione delle pratiche sono inversamente proporzionali alla classe dimensionale delle imprese. Tempi più lunghi quando l’impresa è più piccola. Ad esempio per la moratoria oltre il 25% delle imprese con meno di 10 addetti è ancora in attesa di risposta, poco più del 10% per quelle con oltre 10 dipendenti. Le micro imprese si sono recate presso le filiali delle banche in misura ben superiore rispetto alle altre: il 22% per la moratoria e il 30% per la rinegoziazione del debito. Un segnale che mostra l’esigenza di valorizzare il ruolo dei Confidi per accompagnare artigiani e micro imprese nella difficile fase di transizione.


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